L'arcivescovo di Esztergom
1945–1974
A lui, o Signore, consegna le chiavi del regno dei Cieli, perché ne faccia buon uso; non cerchi mai la sua gloria in questo potere, che tu concedi per edificazione, non in rovina. Tutte le cose che legherà sulla terra, siano legate nel cielo, e tutte le cose che scioglierà sulla terra, siano sciolte nel cielo. A chi riterrà i peccati, siano ritenuti; a chi li rimetterà, rimettiglieli anche tu. Maledetto chi lo abbia a maledire; benedetto colui che lo benedirà.
(Dal rito dell'ordinazione episcopale)
«Non per niente ho portato da Veszprém al monte Sion d'Ungheria la figura di Santa Margherita nel mio stemma. Vorrei che tutti gli ungheresi sofferenti e penitenti mettano i fiori dell'espiazione, cresciuti in questa terra profanata dal peccato e dal sangue, intorno alla figura gloriosa e celeste di Santa Margherita. Molte cose sono passate. Cristo però vive, vince e regna. La forza della fede e della preghiera è invincibile. Ungheria prostrata nella penitenza, nell'espiazione e nel lavoro di purificazione, Pannonia sacra, vieni e redimi l'Ungheria peccatrice.» (József Mindszenty)
«Voglio essere un buon pastore, che, se necessario, dà la vita per il proprio gregge (Gv 10,15), per la propria Chiesa, per la propria Patria.
Roma e la Patria, ecco le due stelle e le due mete, che indicano anche a me la direzione da percorrere. Sarò felice se tutti noi vivremo lasciandoci condurre da queste guide e se una condotta morale ci guiderà alla beata sponda della vita eterna.» (Dal discorso di insediamento di József Mindszenty come arcivescovo di Esztergom)
Il governo – che sotto l'influenza sovietica perseguiva obiettivi comunisti – condusse una campagna premeditata e pianificata contro la libertà religiosa, la fede in Dio e le chiese cristiane già a partire dal 1945. Per la prima volta la Conferenza Episcopale chiamò l'attenzione dei cattolici verso questi tristi avvenimenti il 18 ottobre 1945 nella sua lettera circolare, scritta in occasione delle elezioni imminenti:
«Non ci intromettiamo nella campagna elettorale e non ci schieriamo a favore di alcun partito politico, ma esponiamo i principi della giustizia e dell'obbligazione. Un regime nel quale il dominio assoluto di una persona viene sostituito da quello di un'altra persona non è democrazia. Non lo è neanche un regime nel quale il dominio egoistico e sfrenato di un gruppo di persone viene sostituito dalla tirannia altrettanto egoistica e sfrenata di un altro gruppo. Dobbiamo dirlo chiaramente che un elettore cristiano non può votare a favore di un partito che sempre più spesso e si dimostra irresponsabile, opprime e domina la gente con violenza e ignora la legge naturale.»
«I vescovi ungheresi compiono il loro dovere ed alzano la loro voce in protesta quando i diritti naturali (come il diritto alla vita, alla libertà di religione e alla libertà del lavoro, al sostentamento, alla proprietà privata, ecc.) o i diritti legalmente acquisiti di qualsiasi persona vengono ingiustamente lesi o tolti da certe persone, gruppi di persone o dai rappresentanti dello Stato.» (Conferenza Episcopale Cattolica Ungherese)
«Il cardinale Mindszenty è il precursore dei prelati moderni. Ricevette tutte le visite con un'affabilità poco comune e le fece accomodare. Le sue chiamate importanti le fece di persona. Era sempre disposto a ricevere chiunque, anche senza preavviso, e accettò molti inviti a presentarsi in pubblico per mantenere un contatto diretto con tutti gli strati della società. Nei tre anni durante i quali poté esercitare liberamente la sua carica di arcivescovo attraversò quasi tutto il Paese. Lo ascoltavano grandissime folle. Alcune delle esternazioni del suo coraggio franco si diffondevano di bocca in bocca. Mindszenty non si risparmiò né risparmiò la sua salute fragile. Pronunciò i suoi discorsi anche senza altoparlanti e luce.» (Testimonianza di Béla Ispánki)
«Pensavo che Dio volesse che io agissi, ma ora capisco che il Signore preferisce condurmi sul cammino delle sofferenze. Sia benedetta la sua volontà!» (József Mindszenty)