Gloria victis
1956
Il 31 ottobre 1956 papa Pio XII mandò un telegramma al cardinale liberato dalla prigionia, dicendo:
«Con lo stesso spirito paterno con il quale otto anni fa abbiamo pianto amaramente la tua rimozione ingiusta dalla tua sede e il tuo imprigionamento, ora ci sentiamo confortati dalla notizia della tua liberazione che dà un'allegria incontenibile ai cattolici di tutto il mondo e al tuo Paese.
Con il cuore pieno di gratitudine rendiamo grazie a Dio per aver ascoltato la preghiera incessante dei suoi fedeli e per aver reso la tua fede e la tua virtù preziose e luminose con la sua grazia fra tanta sofferenza che hai accettato per Cristo. Sia questo un segno incoraggiante del cielo.»
«Un'eroicità ammirabile sta liberando la nostra patria. Si è trattato di una battaglia per la conquista della libertà che non ha eguali, con la giovane generazione alla testa dei combattenti che merita tutta la gloria. Rendiamo grazie e preghiamo per le vittime. Il nostro popolo di soldati, operai e contadini ha dato un esempio dell'amore comune per la patria.» (Dal discorso radiofonico di József Mindszenty, 1 novembre 1956)
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Nella sua enciclica, pubblicata il 5 novembre, cioè dopo la repressione della lotta per la libertà, Pio XII scrisse: «Il sangue del popolo ungherese grida al Signore!» Il cardinale Giovanni Battista Montini, che più tardi sarebbe divenuto papa Paolo VI, portava la croce dell'Ungheria soggiogata in processione per le strade di Milano, alla luce delle fiaccole, esprimendo così la solidarietà del popolo italiano.